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di Alfredo Jalife Rahme
Dimitri Trenin (DT), direttore del "Carnegie Moscow Center", filiale regionale del "Carnegie Endowment for International Peace", un think tank collegato con gli USA, in un articolo pubblicato sul giornale cinese "Global Times",
affronta l'argomento di come "la crisi dell'Ucraina stia provocando un cambio strategico e mentale nell'ordine globale". Il suo articolo è stato ripubblicato due giorni dopo nel portale Russia Insider.
Di sicuro, circa otto mesi addietro, avevo definito che l'Ucraina costituiva "la placca tettonica della geopolitica globale".
DT giudica che le recenti visite effettuate dalla cancelliera tedesca Angela Merkel ed il Segretario di Stato John Kerry in Russia" hanno determinato la conseguenza che "la crisi ucraina sia stata non soltanto limitata all'Ucraina, o neppure soltanto all'Europa ma piuttosto sull'intero ordine globale (sic!) che promette una estesa concorrenza con un risultato imprevisto (sic!) e "appartiene in forma cruciale ad un modello di relazioni in fase di cambiamento tra le potenze mondiali, con gli USA che stanno lottando per mantenere la loro egemonia".
La crisi ucraina, secondo D. Trenin, prescinde in forma perentoria dall'Unione Europea (UE), tra i paesi in competizione, quando la stessa crisi ucraina ha dimostrato una carenza totale della UE in quanto a "visione strategica ed azione".
Dimitri Trenin getta la colpa ingiustamente sulla UE del disastro ucraino che, dopo la sua fase di militarizzazione, è passata sotto le redini degli USA e della NATO, con la Germania "incastrata negli USA", cosa questa che lascia la UE in uno "stato precario".
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![(140520) -- SHANGHAI, May 20, 2014 (Xinhua) -- Chinese President Xi Jinping (R) and Russian President Vladimir Putin sign a joint statement aimed at expanding cooperation in all fields and coordinating diplomatic efforts to cement the China-Russia all-round strategic partnership of cooperation after their talks in Shanghai, east China, May 20, 2014. (Xinhua/Pang Xinglei) (mp)]()
(140520) -- SHANGHAI, May 20, 2014 (Xinhua) -- Chinese President Xi Jinping (R) and Russian President Vladimir Putin sign a joint statement aimed at expanding cooperation in all fields and coordinating diplomatic efforts to cement the China-Russia all-round strategic partnership of cooperation after their talks in Shanghai, east China, May 20, 2014. (Xinhua/Pang Xinglei) (mp)[/caption]
D. Trenin , nella sua analisi, neppure cita la Francia che è l'unica potenza continentale nucleare della UE.
DT - molto compiacente con gli USA, forse per causa della sua matrice di finanziamento - omette di nominare tanto l'intromissione flagrante della israelita-statunitense, Vicky Nuland, la combattiva sottosegretaria di Stato, nel golpe di tipo neo nazista avvenuto a Kiev- oggetto di magistrale inchiesta da parte di Robert Perry- (vedi:
Common dreams) come omette anche di citare l'ingerenza finanziaria di George Soros, presunto burattino dei banchieri schiavisti Rothschild.
DT sentenzia che la Russia "è ancora un paese molto esteso e ogni volta determinato nei propri interessi nazionali", motivo per cui il contenzioso ucraino si dovrà muovere" tra lo Scilla" delle fallite sanzioni occidentali ed "il Cariddi" di un compromesso degli USA con la Russia che sarebbe "suicida" in quanto segnerebbe la ritirata strategica di Washington.
In arrivo la ucrainizzazione / balcanizzazione della UE?
Secondo Dimitri Trenin "la UE non disporrà di un ordine di sicurezza stabile" in quanto Minsk (accordi di) mantiene poca probabilità di essere rispettato": "Kiev non andrà a creare un ordinamento federale in Ucraina "(come previsto da Minsk) e tanto meno riconoscerà al Donbass la sua ampia autonomia richiesta, cosa che assicura il suo distacco.
Un'idea seduttrice ma molto discutibile quella espressa da DT : "mai il Cremlino ha cercato di ristabilire la vecchia URSS, molto meno la sfera d'influenza sovietica in Europa". Da questo deriva il fatto che, intanto, l'Occidente può "consolarsi" che, quanto meno, "ha frenato Putin" quando la zar russo non è arrivato ad avanzare fino a Mariupol nè a Kharkov e neppure ad Odessa, e congela il concetto di "Novorussia", mentre Transnistria, Abjazia e Osetia del Sud si trovano tranquille, inoltre la NATO realizza esercitazioni moilitari in Georgia e nei paesi baltici. Manca poco per vedere.
Il problema che D. Trenin non vede è quello che l'Europa inizia a disgregarsi tra filo russi e russofobi, ad immagine dell'Ucraina e dei Balcani, quando avverrà che vari paesi europei cercheranno di integrarsi nell' Unione Económica Euro-asiática vincolata alla prospettiva di futuristica prosperità della nuova "rotta della seta" cinese (terrestre/marittima) che sta prendendo forma. L'Europa non vive soltanto del gas russo.
Esistono le "sfere di influenza" e le "aree di appartenenza", come si è dimostrato dal rifiuto di Mosca di cedere, con le spalle al muro, la parte orientale dell'Ucraina, cosa che avrebbe significato il suo suicidio e avrebbe avuto conseguenze negative rispetto alla Cina ed all'India.
Nell' "era del post Crimea", l'Europa è una prima e dopo di Debaltsevo: la battaglia che (come avvenne per Stalingrado) ha definito le sorti dell'Europa - per metastasi, della UE- e della Russia., per estendere le sue conseguenza anche alla Cina.
DT enuncia che il cambiamento prospettato dalla crisi ucraina "non è territoriale ma piuttosto un cambiamento strategico e mentale" quando la Russia ha rinunciato di fatto ad integrarsi con l'Occidente ed a formare parte del sistema euro-atlantico".
Questa affermazione è molto discutibile già che lo zar Vladimir Putin ha sempre mantenuto nel suo repertorio la prospettiva di un collegamento euro-asiatico mediante il concetto di triangolo geostrategico del RIC (Russia, India, Cina) - che alla fine del giorno conforma il nucleo centrale dei BRICS- quello che aveva formulato l'ex premier Primakov nella fase più ritica della Russia quando Clinton non si stancò di prendersi gioco di Eltsin, nel periodo della guerra del Kossowo.
DT interpreta che la Russia " è ritornata alla sua base di partenza nell'Eurasia ed ha gerarchizzato i suoi vincoli con i paesi non occidentali". Anche questo può essere molto discutibile. La Russia non ha mai abbandonato, per ritornare, il suo feudo euroasiatico che ha formato parte della sua geopolitica in coincidenza concettuale con la fase di sperimentazione "atlantista" che cercava di ottenere una sua (della Russia) continua balcanizzazione in altre tre parti.
D. Trenin argomenta che "il cambiamento dell'ordine globale prenderà una generazione il cui periodo di transizione sarà caratterizzato dall'instabilità" (sic!).
Lo stesso predice che l'Europa, l'altra regione , "che una volta era la più stabile del mondo", non uscirà illesa con i suoi contenziosi incandescenti: l'Ucraina, la Macedonia, la Gran Bretagna, la Turchia.
Conclude che "gli sviluppi più importanti, che configureranno il futuro del mondo, si verificheranno in Asia".
A mio giudizio,
il geostratega Zbigniew Brzezinski , non ha potuto ripetere in Ucraina, 26 anni più tardi, il suo successo ottenuto contro l'URSS in Afghanistan che è culminato nella sua balcanizzazione. Con lo zar Putin , la Russia non ha ripetuto i tragici errori sovietici di Gorbachov y Yeltsin ed ha approfittato della congiuntura dell'irresistibile ascesa della Cina.
L'anatomia forense della crisi ucraina si riflette su scala maggiore in tutta Europa dove inizieranno a rincendiarsi le sue vecchie ferite dove cova la fiamma sotto la brace, nei suoi quattro punti cardinali che si sommano nel nuovo fronte della Macedonia, nei Balcani.
Si evidenziano i due grandi errori storici con quasi mezzo secolo di differenza:
all'inizio della decade degli anni '70, l'URSS spinse la Cina nelle braccia degli USA ed adesso gli USA hanno obbligato la Russia ad associarsi alla Cina.
Il primordiale gioco strategico già è diventato tripolare: USA/Russia/Cina
Fonte:
El Horizonte
Traduzione: Luciano Lago
Nella foto in alto: esercitazioni russo cinesi con mezzi da sbarco
Nella foto al centro: Putin con il leader cinese